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Il Capolinea

Di Arrigo Arrighi 26 Febbraio 2011

 

L'Italia è al capolinea, quindi noi tutti siamo al capolinea.

Dall'autobus, accalcato, c'è chi scende prima e chi poi. Da che mondo è mondo le prime scialuppe della nave che affonda vanno ai ricchi. L'isteresi pre-affondamento dura ore, talvolta giorni. E' dove ci troviamo oggi, febbraio 2011.

Il popolo e chi lo governa continua a non percepire la cinematica di quel che sta accadendo. Non c'è misura, stima di spazio, di massa e soprattutto di tempo cioe' di quanto l'Italia e anche il resto del mondo sia in trasformazione.

Omessa è l'analisi, anche superficiale, della storia più o meno recente e della banalità del concetto elementare per il quale chi ha più fame e motivazione, chi è più barbaro vincerà contro un ricco sempre più arroccato nella Bastiglia del suo benessere. Un benessere al quale, magari giustamente, rinunciar non vuole. L'obeso occidentale non è abituato a rinunciare come lo è un moldavo, un arabo, un indiano, un cinese, un indonesiano.

Solo ultimamente, di fronte alle ennesime spallate di crisi economica o alle notizie e ai barconi che giungono dal nord Africa, appaiono timidi segnali di rinunce, privazioni, propensione al rischio. E' forse troppo tardi, perché ci siamo attardati a vedere Sanremo, il perbenismo delle Iene o di qualche altra illuminata telecratica trasmissione ove tutto si distrugge e nulla si trasforma.

Siamo noi i veri responsabili che dalle Alpi, dalle Maldive, dal divano e in comode pantofole, non siamo mai stati capaci di alzarci, calzare lo scarpone chiodato e sferrare un gran calcio nel sedere ai nostri comandanti che grazie a noi si sono moltiplicati e perpetuati, anche contro ogni sensato indicatore, solo in base alla loro presunta abilità di preservare il loro prioritario benessere e quindi anche il nostro o della nostra corporazione.

Sono decenni che costoro, accompagnati da molti fra noi, in nome di un ridicolo progresso sociale fatto di appiattimento globale, artificiosa solidarietà, welfare a pioggia si sono privati di quel RADAR, fatto di famiglia, comunità, fatica, applicazione, studio, meritocrazia, educazione, etica che avrebbe evitato l'impatto con l'iceberg.

Finiamola di inveire contro noi stessi, contro chi cittadino, magistrato, assessore, sindaco, deputato, senatore, ministro ha sviluppato potenti anticorpi contro quel senso del servizio al prossimo funzionale alla propria prosperità.

Sdraiati, avvolti dalla bambagia in cui la gran maggioranza fra noi ha vissuto, sguazzato e costruito, giorno dopo giorno, quello status quo il cui denominatore comune e' fatto di raccomandazione, raggiro, prepotenza, protesta, diritti, diritti , diritti, diritti e ancora diritti acquisiti e mai persi.

I soldi di tutti che son quelli degli altri, lo stipendio perpetuo, lo scontrino non emesso, il finto nullatenente, la sfrenata corsa all'accaparramento sono al capolinea, terminano nel vicolo cieco di sempre piu' limitate di risorse, del barbaro che preme, dell'inattitudine a far vera fatica.

Destati italiano al capolinea! Lasciati trasportare da qualche raro sensato post su Facebook, usa meno il telecomando e prova a guardare e pensare oltre l'amorfita' della massa. Non c'è solo griffe, il macchinone, le tette rifatte, la spasmodica corsa all'apparire.

La vita è fatta di essere e di esseri. Impara la lezione, prendi atto del nostro fallimento, smettila di lamentarti e, mi raccomando, non pensare a chi votare perché solo quando il RADAR tornerà a funzionare tornerai ad orientarti.